MARZO 2009 - Scheda 09 -

 

«Conformi all'immagine,
del Figlio suo»
Rm 8,29

In ascolto

Il tempo liturgico di Quaresima in cui ci troviamo viene definito “tempo forte”. Perché la sapienza di Cristo dovrebbe illuminare, vincere e trasformare i desideri umani superficiali e le aspettative sensibili a senso unico, ripetitivi, facendoci crescere nell’esperienza di vita nuova. Questa è caratterizzata dalla capacità di saper perdere la vita per ritrovarla e farla ritrovare, portando consolazione agli altri.
Risulta importante il messaggio proposto di san Paolo perché stimola a convertirsi secondo il Vangelo; cioè a camminare con Cristo Maestro Divino “mite e umile di cuore” verso la gioia della Pasqua (a compromettersi con Lui, sostenuti dal suo Spirito), attuando la dimensione della spiritualità paolina più sentita e inculcata dal Fondatore: quella di crescere nel cammino di conformazione integrale di tutto l’uomo in Cristo…

«Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati
ad essere conformi all`immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito
tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati».

 Rm 8,28-30


La parola ci interpella


Per rispondere fedelmente alla vocazione missione paolina, cioè per manifestare uno stile di vita conforme all’immagine di Cristo Gesù secondo lo spirito di san Paolo, bisogna vivere in continua conversione. Si tratta di favorire e permettere che la sapienza del Vangelo vinca e si imponga, valorizzando il “tempo forte” della Quaresima, sulle aspettative egocentriche umane.
Purtroppo, se siamo sinceri, dovremmo riconoscere che sono le nostre aspettative superficiali che tendono (riuscendoci spesso) a spegnere lo spirito di Cristo, la logica del Vangelo e ad imporsi con atteggiamenti di presunzione, di mediocrità e di ricerca dei soli propri interessi nelle
dinamiche di vita comunitaria e apostolica.
La conversione risulta fondamentale per configurarsi pienamente e integralmente a Cristo, ma dev’essere vissuta alla luce del Vangelo.
Non possiamo, infatti, intendere la conversione, l’incontro con Cristo e la sequela in modo ovvio (secondo il solito buon senso umano). Tra le aspettative naturali (anche dell’uomo intelligente, anche del religioso) e la sapienza di Cristo e del Vangelo c’è sintonia, ma anche contrasto e
si richiede una illuminazione-purificazione continua. Gesù compie le attese dell’uomo, ma soprattutto le supera e le trasforma.
Permettere alla Parola, allo Spirito e allo sguardo d’amore di Cristo di guarire, risanare la disgregazione e la divisione là dove è generata, cioè nel cuore dell’uomo. È dal cuore umano che vengono fuori desideri-sentimenti negativi (cfr Mc 7, 14- 23), se non sono trasformati dall’amore di Cristo, da contemplare, accogliere, vivere e testimoniare. Il cuore dell’uomo, infatti, ha bisogno di aderire al vero Dio (“è inquieto il nostro cuore finché non trova Te”), se vogliamo strapparlo dagli idoli e da aspettative naturali egoistiche. Riguardo poi alla dinamica del vero rinnovamento evangelico, teniamo presente che per noi non si tratta della prima conversione, ma ormai siamo chiamati a vivere la seconda conversione (se così possiamo dire). Infatti, il Signore lo abbiamo già incontrato, abita già in noi, godiamo già della sua presenza, della sua grazia e della sua elezione. Il suo bussare (cfr Ap 3,14) al nostro cuore non è tanto per entrare, ma semmai, e paradossalmente, per uscire e per farci uscire dalle chiusure, dai ripiegamenti su noi stessi, dalle nostre grettezze d’animo. Tramite il dono della Parola di ogni giorno (molto ricca soprattutto in questo tempo di Quaresima) Cristo può e vuole condurci ai pascoli abbondanti della qualità di vita del Vangelo. Lui è già presente in noi e gli diamo anche una certa possibilità di influsso, ma se siamo sinceri dovremmo riconoscere che gli permettiamo pochi movimenti, poca manovra e dentro limiti ben precisi... I nostri cuori, le nostre comunità paoline devono essere aperte verso lo sconfinato e luminoso orizzonte al quale Cristo ci ha chiamati. Quando Cristo chiama gli apostoli dice loro “andate al largo” (Lc 5,4). Dov’è il largo? È fuori da tutti i porti nei quali oggi siamo e dai quali dobbiamo partire, stimolati anche dal Beato Fondatore, il quale, rifacendosi allo spirito dinamico e universale di Paolo ci stimola decisamente a protenderci in avanti e a coltivare una lucida apertura mentale e apostolica imparando a cogliere in profondità i segni dei tempi. in confronto con il fondatore «La Famiglia Paolina ha una larga apertura verso tutto il mondo, in tutto l’apostolato: studi, apostolato, pietà, azione, edizioni. Le edizioni per tutte le categorie di persone; tutte le questioni ed i fatti giudicati al lume del Vangelo; le aspirazioni sono quelle del Cuore di Gesù nella Messa; nell’unico apostolato “per far conoscere Gesù Cristo” (cf Gv 17,3), illuminare e sostenere ogni apostolato ed ogni opera di bene, portare nel cuore tutti i popoli; far sentire la presenza della Chiesa in ogni problema: spirito di adattamento e comprensione per tutte le necessità pubbliche e private, tutto il culto, il diritto, il connubio della giustizia e della carità» (AD 65). «Centriamo tutto nel Cristo. Sì. Non c’è altra via, ma quella è la via! Bisogna in sostanza che il nostro pensiero e la nostra attività vengano ad unirsi a Cristo. Cristificarsi. Cristificarsi. Ecco quella preghiera: che io scompaia; che io sia assorbito da Cristo. Poi le altre parole: o Verbo eterno, voglio passare la vita a sentirti, a nutrirmi di te; che io sia un prolungamento di te, un docilissimo tuo membro. Vi è un’unica meta per i veri santi, un’unica consegna: Vivit vero in me Christus. Siamo dei prolungamenti di Gesù, di Gesù che ha trovato in noi dei docilissimi strumenti, e ci fa muovere e dispone, ci chiama e ci fa passare per varie prove, ci dona anche momenti di consolazione. Sempre Lui, Lui, Lui, in tutto, in tutto. Lasciamo vivere Cristo in noi? Non lo cacciamo? Non lo dimentichiamo? Lo sentiamo che egli è in noi e che è Lui che ci fa parlare, che ci fa muovere, che ci fa agire, che ci fa tralasciare una cosa perché non piace a Lui e ce ne fa abbracciare un’altra perché piace a Lui? Che io scompaia. Ecco. E che viva tutto e solo e sempre Lui perché questo è il mistero del Cristo: essere il Capo, noi le membra».

Meditazione alla Comunità di Roma, 1957

Per la nostra vita paolina

Ricordiamo lo scopo di queste schede mensili: durante l’anno paolino ci siamo impegnati a meditare più profondamente i messaggi di san Paolo più citati e proposti dal Beato Fondatore, perché la sapienza di questi messaggi potesse passare decisamente dalla mente al cuore, dai documenti scritti nella vita concreta, influenzando le scelte quotidiane. Mancano pochi mesi alla conclusione dell’anno paolino:
• sono riuscito a interiorizzare meglio e a impiantare nel mio cuore lo spirito di san Paolo?
• Il confronto con l’esperienza di San Paolo ha portato un certo scompiglio positivo nella mia vita personale, comunitaria, apostolica?



In preghiera

«O Maestro, tu hai parole di vita eterna: alla
mia mente, ai miei pensieri sostituisci Te
stesso, o Tu che illumini ogni uomo e sei la stessa
verità: io non voglio ragionare che come tu ammaestri,
né giudicare che secondo i tuoi giudizi,
né pensare che Te verità sostanziale, data dal padre
a me: “vivi nella mia mente, o Gesù verità”.
La tua vita è precetto, via, sicurezza unica,
vera, infallibile. Dal presepio, da Nazaret, dal Calvario
è tutto un tracciare la via divina: d’amore al
Padre, di purezza infinita, d’amore alle anime, al
Sacrificio… Fa’ che io la conosca, fa’ che metta
ogni momento il piede sulle tue orme di povertà,
castità, obbedienza: ogni altra via è larga… non è
tua: Gesù, io ignoro e detesto ogni via non segnata
da Te. Ciò che vuoi Tu, io voglio: stabilisci la
tua volontà al posto della mia volontà.
Al mio cuore, si sostituisca il tuo: al mio amore
a Dio, al prossimo, a me stesso, si sostituisca il
tuo. Alla mia vita peccatrice umana, si sostituisca
la tua divina, purissima, sopra tutta la natura.
“Ego sum vita”. Ecco perciò, per mettere Te in
me, io darò ogni premura alla Comunione, alla
Santa Messa, alla Visita al Santissimo, alla divozione
alla Passione. E questa vita venga a manifestarsi
nelle opere “ita ut vita Christi manifestatur
in vobis”, così come accadde a san Paolo “vivit in
me Christus”. Vivi in me, o Gesù vita eterna, vita
sostanziale».

Beato Giacomo Alberione

 

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