GENNAIO 2009 - Scheda 07 -



«Per la grazia di Dio
sono quello che sono;
la sua grazia in me
non è stata vana»

1Cor 15,10

In gennaio celebriamo la festa della Conversione di Paolo e il brano proposto è significativo perché l’aspetto fondamentale dell’illuminazione-conversione di Paolo è stato il passaggio dalla presunzione farisaica delle opere buone fatte per meritarsi la ricompensa, alla scoperta che la salvezza avviene solo per Grazia: tutto è Grazia.
Siamo tutti peccatori e la liberazione salvezza avviene se le persone si fidano di Cristo, se aprono con fiducia il loro cuore alla Grazia del Signore che ci permette di riconciliarci profondamente con Dio, con gli altri e con il nostro io più vero che porta a compiere opere buone ma svolte con gratuità, con tenacia e con responsabilità.


 
«Per grazia di Dio, però,
sono quello che sono,
e la sua grazia in me
non è stata vana.
Anzi, ho faticato più di tutti loro,
non io però,
ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro,
così predichiamo
e così avete creduto».

1Cor 15,10-11

Per un eventuale incontro di preghiera comunitaria o per approfondimenti proponiamo anche i seguenti brani:
Ef 2,1-10 e il salmo 16(15).

LA PAROLA CI INTERPELLA


L’esperienza di fede di Paolo evidenziata in 1Cor 15,10-11 è molto illuminante e provocante.
Soprattutto in questo tempo di crisi dei valori della fede genuina, di rimozione dei valori della interiorità dalla sfera dell’esistenza, grande
è il rischio di lasciarsi definire da ciò che si ha o da ciò che si fa, piuttosto che da ciò che si è, cioè dalla propria vera identità… Del resto, anche nei nostri ambienti religiosi, oggi è possibile il raggiungimento, la soddisfazione di qualsiasi bisogno materiale, strutturale, ma, purtroppo, può portare a perdere il senso dell’autentico bisogno reale, veramente consolante: sentirsi figli di Dio, consacrati al Signore, amati, sostenuti e mandati da Cristo: solo questa profonda comunione con il Signore fa star veramente bene (cfr. l’esperienza del salmista: Sal 16(15), 73(72), 118(117), 139(138…).
Il discepolo è invitato a comprendere il motivo della “grazia”: un distogliersi dalla fiducia in se stesso per confidare unicamente nell’amore di Dio. Capire la grazia è essenziale, se si vuole essere veramente discepoli con fede matura. Ad un primo livello di lettura la figura del discepolo nei Vangeli è fallimentare. Ma ad un secondo livello la figura del discepolo appare come una  realtà aperta, carica di avvenire. Questo perché la fedeltà di Gesù (la Grazia) vince la debolezzadel suo discepolo.
Facciamo memoria, infatti, del mandato di Cristo ai discepoli: “Gesù li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore. Poi disse loro: andate in tutto il mondo e predicate” (Mc 16,14-15). La sostanza e la struttura teologica è tutta qui: il discepolo è un uomo che, chiamato viene meno, e tuttavia non viene meno la fedeltà di Gesù nei suoi confronti. Il discepolato è una
figura aperta, perché Gesù rimane legato ai suoi discepoli nonostante la durezza del loro cuore. Certo l’annuncio del Vangelo richiede la nostra coerenza, ma non poggia sulla nostra coerenza. C’è il dovere della coerenza, ma non c’è posto per l’angoscia della coerenza. Anche se fragili, abbiamo il diritto di annunciare il Vangelo. L’esperienza di fede degli Apostoli e di Paolo descritta in questi brani ci stimola a ravvivare la consapevolezza che la fede apostolica adulta, esige una conversione dalla fiducia in se stessi, in certe attività efficienti ed organizzate o in certe nostre pratiche religiose, alla fiducia in Dio per la grazia e il dono della missione affidatici da Cristo, Divino Maestro e Pastore, Vero ed Eterno Sacerdote, il quale, assiso ormai alla destra del Padre, ha la forza per rinnovarci e sostenerci continuamente. Il distacco e la fede necessarie richieste al vero cristiano non costituiscono una perdita, una diminuzione o declassamento della religiosità, ma un guadagno e una pienezza: il mezzo più efficace per sperimentare la salvezza e l’energia della vita divina per la missione.
Bruno Maggioni

IN CONFRONTO CON IL FONDATORE

«Vi sono due specie di zelo. L’uno, quello di Saulo, falso: «superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali,
ero accanito nel sostenere le tradizioni dei padri» (Gal 1,14); l’altro, quello di Paolo, vero: «Io provo per voi una specie di gelosia divina» (2Cor 11,2).

a) Zelo falso è: senza esame; «Saulo devastava la Chiesa»; senza amore, «spirando minacce»; senza misura, «perseguitavo fieramente la Chiesa di Dio e la devastavo» (cf Gal 1,13), in contrapposto a Gamaliele.

Come spiegarlo? Per temperamento non frenato; collera lasciata libera. Per un cieco e unilaterale amore alla tradizione. Per falso spirito
di parte, «io fariseo e figlio di farisei», che genera grettezza di mente, mancanza di senso critico e di equità.
Quali conseguenze: colpisce per cecità; distrugge; include l’abbandono di Dio.
«Se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrena, carnale, diabolica» (Gc 3,14-15).

 b) Zelo vero:
* solo per la gloria di Dio e per le anime
* nel modo con cui zelò Gesù Cristo
* fornito dei caratteri di Paolo dopo la conversione.

«La sapienza che viene dall’alto (zelo vero) invece è:

* anzitutto pura, pudica; cioè riservata, umile,
* poi pacifica, anche nell’ardore della difesa,
* mite, umile, sebbene ferma,
* arrendevole, persuade, guadagna; non si impone,
* accogliente, accoglie, loda il bene di tutti e sempre,
* piena di misericordia, ama il perdono e il compatimento,
* e di buoni frutti, dai frutti si conosce la pianta,
* senza parzialità, senza ipocrisia,
* un frutto di giustizia... seminato nella pace per
coloro che fanno opera di pace» (Gc 3,17-18).
(PA 71-72)

PER LA NOSTRA VITA PAOLINA

DOMANDE

1. Conosco bene quale sia “il tesoro che possiedo”?
2. Porto con trepidazione il gran tesoro della grazia che è nel mio cuore? Ha un influsso efficace sul mio apostolato?
3. Attingo dallo Spirito che abita in me le necessarie grazie attuali e quelle apostoliche per coltivare lo zelo vero secondo il pensiero del beato Don Giacomo Alberione?

IMPEGNO

*Voglio ogni giorno ringraziare il Signore di avermi fatto cristiano e dato la vita soprannaturale. 

IN PREGHIERA

Signore, che hai ammaestrato i cuori dei fedeli
con i lumi dello Spirito Santo, concedici,
Te ne preghiamo, di gustare le cose rette
nel medesimo Spirito; e di essere sempre consolati
da Lui.

Intervenga, o Signore, la virtù dello Spirito
Santo, la quale ci purifichi benignamente; e ci
difenda da ogni avversità e pericolo.

Il Tuo Spirito Paraclito che da Te procede, o
Signore, illumini le nostre menti; e ci ammaestri
in ogni verità, come ci ha promesso il Tuo
Figlio.

Signore, che scruti ogni cuore e conosci ogni
volontà, onde nessun segreto esiste per Te,
purifica i sentimenti ed i pensieri nostri con
l’infusione dello Spirito Santo; onde possiamo
amarTi perfettamente e lodarTi degnamente.

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