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Venerdì Santo

 

DIO MISERICORDIOSO, PADRE BENEVOLO!
TU A CUI NULLA E' IMPOSSIBILE,
TU CHE CI CHIEDI DI PERDONARE SEMPRE
E DI PREGARE PER QUELLI CHE CI FANNO DEL MALE,
SIGNORE E RESPIRO DELLA NOSTRA VITA,
TU SEI BENEDETTO NEL PIU' ALTO DEI CIELI!
TU LUCE E FONTE DI LUCE,
TU NON TI ADATTI AL MALE,
TU NON VUOI LA PERDIZIONE.
TU NON AUGURI LA MORTE,
TU NON TI STANCHI NELL'AMARE,
TU NON CAMBI NELLA TUA BONTA',
TU NON VOLGI LE SPALLE E NON DISTOGLI IL TUO VOLTO,
MA SEI PIENAMENTE LUCE E VOLONTA' DI SALVEZZA.
SE VUOI PERDONARE, TU PUOI;
SE VUOI GUARIRE, TU SEI ONNIPOTENTE;
SE VUOI RINNOVARE, TU NE HAI LA POTENZA;
SE VUOI RICREARE, TU SEI IL CREATORE;
SE VUOI RISUSCITARE, TU SEI DIO.
SE VUOI PRENDERTI CURA DI NOI, SEI IL SIGNORE DI TUTTI;
SE VUOI STRAPPARCI DAL PECCATO, TU SEI IL SOCCORSO.
SE CI VUOI RENDERE SALDI, NOI I VACILLANTI, TU SEI LA ROCCIA;
SE VUOI DAR DA BERE A NOI CHE SIAMO ASSETATI,
TU SEI LA SORGENTE;
SE VUOI SAZIARE NOI CHE SIAMO AFFAMATI,
TU SEI IL PANE DI VITA;
SE VUOI RACCOGLIERCI, TU SEI IL NOSTRO RIFUGIO.
TUTTE QUESTE PROMESSE LE HAI FATTE PROPRIO TU, SIGNORE DI MISERICORDIA; E NON SOLTANTO SONO STATE SCRITTE,
MA TUTTE SI SONO COMPIUTE E REALIZZATE.
TU, PER LA NOSTRA SALVEZZA, HAI COMBATTUTO UNA DURA BATTAGLIA, E LA COMPASSIONE CHE TU PROVI PER NOI,
L'HAI MANIFESTATA IN GESTI E VERITA':
LA MORTE IN CROCE PER AMORE DEL TUO FIGLIO GESU’.
FA' CHE, OGGI E SEMPRE E TUTTI,
CI LASCIAMO TRASFORMARE DAL TUO AMORE.
SII TU BENEDETTO NEI SECOLI DEI SECOLI!

(da "Prier")

Tante persone, oggi, si recheranno davanti a Cristo crocificsso, deponendo ai suoi piedi la loro storia, la loro preghiera, le loro attese. Anche noi faremo parte di questo sacro corteo. Quale è l’atteggiamento migliore per avvicinarci alla croce? Quale è la disposizione interiore che dobbiamo favorire e quale quella che dobbiamo evitare in questa giornata? Lasciamo che sia l’evangelista Marco (15, 22-37) a risponderci. La sua risposta non sarà molto dolce ai nostri orecchi, ma sarà la risposta di uno che è stato attraversato dal mistero della croce. Secondo il suo racconto, tutti quelli che sono passati davanti alla croce 2000 anni fa’, hanno parlato e detto troppo: i passanti, volendo provocare Gesù, lo hanno insultato; anche i religiosi, i sacerdoti hanno voluto dire la loro e le loro parole sono giunte agli orecchi di Dio come una bestemmia; poi ci sono stati i soldati: pensando di essere padroni dei condannati affidati alle loro mani, si sono ritrovati a tirare a sorte la tunica dell’Eletto, profanando con un gioco pagano lo spazio del sacro; infine non possiamo dimenticare i due condannati che nemmeno nell’ultimo penoso atto della loro vita hanno saputo trasformare le loro parole in una preghiera. Davanti alla croce, secondo Marco, non c’è una sola parola che si salva. In fondo, non poteva andare diversamente: di fronte a quel patibolo (chiediamo allo Spirito di imprimercelo bene nel cuore...) uno solo ha il diritto di parlare: il Figlio crocifisso. Un Figlio tradito e abbandonato da tutti: tradito dagli uomini, suoi fratelli, nell’ora terza; tradito dalla creazione uscita dalle sue mani nell’ora sesta; apparentemente tradito dal Padre nell’ora nona (Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato), ma invece paternamente compiaciuto del Figlio Gesù, perché è stato capace di portare a compimento, in pienezza e liberamente, il suo progetto: manifestare a tutti il suo amore divino, misericordioso, fedele, personale... Gesù non si è limitato alle parole: ha fatto quello che ha detto. La lavanda dei piedi di ieri non era solo un esempio. Contempliamo e adoriamo, oggi, con semplicità di cuore e fede viva il mistero della croce che manifesta la vera gloria di Dio: risulta veramente talamo d’amore e trono di donazione e sacrificio. Amore e sacrificio sono due realtà che noi tendiamo a separare. Il dono ci richiama qualcosa di bello e gratificante, mentre il sacrificio porta con sé l’idea della fatica e della tribolazione. Spesso pensiamo che amare non dovrebbe avere nulla a che fare con il sacrificio.

E sbagliamo, perché amare evangelicamente è sacrificarsi con libertà interiore e comporta sempre un espropriazione di se stessi in vista del bene degli altri (del bene comune): saper rinunciare con gratuità a ciò che piace, ricercando con gioia ciò che giova a tutti... La verità evangelica e l’amore cristiano sono sempre crocifissi, ma facciamo viva memoria che Croce risulta un grande avvenimento di salvezza e non si identifica con dolore. Dolore non è Croce: dolore è avvenimento naturale. La Croce è la metamorfosi cristiana del dolore. Il dolore è il dramma di ogni uomo, la Croce è l’esperienza del cristiano. Croce e vittoria, Croce e gioia-consolazione non sono in fondo una cosa dopo l’altra, ma, nel nostro vivere terreno, una cosa dentro l’altra. Per amore di Cristo offriremo tutta la nostra vita in sacrificio (non tanto fare sacrifici occasionali) e contemporaneamente sperimenteremo la forza della sua risurrezione. Se ci accostiamo a Gesù con la speranza o la pretesa di risolvere il mistero del dolore a buon mercato, rimaniamo molto delusi, perché il Vangelo non ne proclama l’eliminazione, ma ne attesta l’attraversamento: annuncia e testimonia l’esperienza di libertà, gioia e consolazione pur nella prove e in mezzo alle tribolazioni della vita. Anzi Cristo propone di regalare la vita, di perderla, di caricarsi dei mali altrui… solo vivendo come Cristo diamo gloria a Dio e sperimenteremo la letizia pasquale. Senz’altro bisogna anche purificare la fede troppo sentimentale, che vive solo di emozioni, ma quanto povera e arida è la fede che non sa stare con amore vivo ai piedi della Croce, contemplando la fedeltà di Cristo, versando lacrime d’amore, di partecipazione e di gioia per Lui. Soprattutto oggi, siamo chiamati ad accogliere e “gustare” questo amore incredibile, per riuscire (come ogni vero amore comporta) a farlo circolare (“l’amore di Cristo mi spinge”: 2Cor 5,14) attorno a noi, manifestando nella vita quotidiana e a tutti, spirito di servizio, affabilità, mitezza, gioia…… E nei nostri ambienti c’è tanto bisogno di questi frutti della carità di Cristo… Oggi, davanti a Cristo Gesù nudo e crocifisso non c’è parola che non sia bestemmia: non ci resta che il silenzio. Forse accostandoci in silenzio al Golgotha ci sarà dato di udire l’ultima parola pronunciata dal Figlio Crocifisso: un forte grido. Gridando forte Gesù porta a compimento la volontà del Padre. Ed è questo grido che suscita la professione di fede di colui che apre la catena dei testimoni di Gesù: il centurione. Solo quando quel forte grido d’amore ci attraverserà da cima a fondo, sarà veramente Pasqua…

Don Emilio Cicconi ssp