circoncisione preliminare, viene a confermarlo nella sua convinzione, come pure la conversione dei pagani della Chiesa di Antiochia nel 43-44 (At11,19ss).Non costata forse che lo Spirito Santo si comunica ai credenti indipendentemente dalla pratica della Legge (At 11,23; Gal 3,2-5)?
Ma a Gerusalemne la Chiesa-madre rigurgita di cristiani che restano persuasi della necessità di restare giudei praticanti o di divenirlo prima di ricevere il battesimo di Gesù. Molti di loro non esitano ad andare lontano per diffondere questa idea, seminando turbamento nelle comunità nascenti; questi giudaizzanti, del resto, trovano facilmente appoggio nei giudeo-cristiani delle nuove comunità, i quali condividono il loro punto di vista. Paolo deve combattere terribilmente per contrastare la loro azione nefasta. La sua lotta comincia ancor prima dell'assemblea di Gerusalemme (At 15,1-2) e contribuisce molto alla decisione liberatrice, ufficialmente presa durante quell'assemblea dai capidella Chiesa (At 15,5-29). Ma, deve continuarla senza stancarsi. fino alla sua morte, perché dappertutto, dove svolge la sua missione, passano dopo di lui giudaizzanti ostinati per distruggere la sua opera: li abbiamo visti ad Antiochia, a Filippi, a Corinto, ad Efeso, a Roma, in Galazia. Questa lotta, spesso angosciosa, fa di lui l'apostolo delle nazioni per eccellenza. Essa ha, infatti, permesso al mondo pagano, che fino allora si fermava davanti all'ostacolo delle osservanze mosaiche, di accettare senza, ripugnanza il cristianesimo.
b) .L'espansione del crístianesilno nel bacino del Mediterraneo. -Prendendo alla lettera l'ordine dato da Cristo risorto di portare il vangelo fino alle estremità della terra, ordine che gli fu, del resto, personalmente comunicato (At 22,21) , Paolo, per più di vent'anni, dal 45 alla sua morte, percorre tutti i paesi rivieraschi del nord del Mediterraneo. Non attende che i pagani vadano da lui, va lui verso di loro.
E’ la seconda caratteristica della sua opera. Rappresentante di Cristo, se ne va bussando, per così dire, di porta in porta, nell'Impero. Agisce con metodo, affinché i risultati ottenuti siano duraturi e si sviluppino. Tutte le città di una certa importanza, che si trovano lungo le grandi vie romane o che servono come porti al traffico marittimo, ricevono la sua visita. Le colonie giudee che vi si trovano gli procurano, almeno momentaneamente, l'alloggio, il lavoro e il suo primo uditorio.
E' infatti nelle sinagoghe di queste colonie, nel giorno di sabato, quando tutti vi si riuniscono, che comincia le sue istruzioni, sia perché la priorità dell'annuncio spetta al popolo della promessa (At 3,26), sia perché spera di incontrarvi quelli che formeranno il nucleo di una nuova cristianità.
Effeettivamente vi conquista alla causa di Cristo gli uditori meglio disposti. Vi guadagna anche la quasi totalità della èlite pagana che, attirata dal monoteismo della comunità giudea, conosce già la Bibbia. Può così, quando i Giudei rimasti increduli non lo vogliono più nella loro casa di preghiera, proseguire le sue predicazioni in un altro luogo, intensificare la formazione dei primi neofiti, rivolgersi direttamente ai pagani che questi neofiti gli fanno conoscere, e formare i quadri dirigenti della giovane Chiesa.
Se deve allora prendere la fuga per evitare le imboscate mortali che gli tendono i suoi avversari religiosi, il che capita frequentemente, può sempre mantenere la sorveglianza e la direzione mediante i capi che vi ha appena preposti. Ha anche la possibilità, quando l'animosità si è un po' calmata, di ritornare per una visita d'incoraggiamento. I più intimi discepoli, che lo seguono nei suoi spostamenti apostolici e che associa strettamente al suo ministero, gli servono all'occorrenza per andare in suo nome a sostenere le cristianità in difficoltà ed anche per assumerne la direzione, quando personalmente è impedito di farlo. Lungi dall'essere unicamente un predicatore carismatico, come alcuni hanno preteso (M. Dibelius, M. Goguel, ...), Paolo si mostra dunque un concreto organizzatore della vita cristiana, fondatore di Chiese ordinate, creatore d'unità tra le sue molteplici fondazioni e formatore dei dirigenti che gli daranno il cambio.
c) La, presentazione geniale della nuova dottrina nella sua corrispondenza. - Sonosoprattutto le lettere di cui è autore che manifestano la sua cura d'organizzare le comunità da lui fondate. Di queste lettere, tredici ci sono pervenute, mentre altre sono andate perse. Scritte in maggioranza tra il 51 e il 63, nello spazio di una decina d'anni, esse rappresentano i più antichi testi del Nuovo Testamento da noi posseduti, eccezion fatta, forse, per l'epistola di Giacomo. Questo dice la loro importanza capitale. Il loro genere epistolare è indicato dagli indirizzi all'inizio e dalle finali dove si accumulano i saluti e gli auguri; ma questo genere è praticamente assente da tutto il resto del testo, salvo, evidentemente, nel biglietto a Filemone. Esse, infatti, hanno solo un lontanissimo rapporto con la corrispondenza privata. Praticamente destinate a tutti i membri di una comunità o di parecchie comunità, esse mirano ai loro bisogni spirituali del momento; le epistole pastorali, che sembrano più personali, sono in realtà dello stesso tipo. Veri complementi della predicazione viva, esse spiegano verità insufficientemente esposte o mal comprese, confutano errori nascenti, rispondono a questioni proposte, moltiplicano le conclusioni d'ordine morale e talvolta abbozzano visioni d'insieme della dottrina evangelica.
La varietà dei soggetti trattati e delle raccomandazioni formulate è tale che accostandoli è possibile ricostruire pressa poco tutto il messaggio dell'apostolo. Questo messaggio si accorda perfettamente con quello di Cristo trasmessoci dai restanti scritti neo-testamentari; ma, a prescindere dal suo valore intrinseco, bisogna riconoscere che ha il marchio del genio. Paolo ne ha sottolineato, meglio di qualunque altro, la felice armonia, ha saputo metterne in risalto la sublíme grandezza e vi ha dato la sua prima espressione, teologica, quella a cui ci si richiama continuamente. L'interpretazione non ne è certo sempre facile (2Pt 3,16) e da ciò dipende il fatto che si sia un po' tardato a valorizzarlo fino alla fine del secondo secolo. Ma a partire da quell'epoca fino ai nostri giorni, tutti i rinnovamenti spirituali o teologici del cristianesimo ne sono stati contrassegnati.
Ecco la terza caratteristica dell'opera dell'apostolo. Con la sua corrispondenza ha lavorato per il suo tempo e per i secoli futuri. Le sue fondazioni materiali, le sue Chiese, hanno potuto sparire o almeno attenuarsi fortemente, ad esempio a Tarso, sugli altopiani d'Anatolia e nell'Asia proconsolare; ma la sua eredità spirituale, la sua dottrina, sussiste integralmente e trasforma sempre più il mondo, anche nei suoi strati profani, che vivono, senza saperlo, dei suoi princìpi .
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