NOVEMBRE
- 2008 - Scheda 05

 

 

 

"NON SONO PIU' IO CHE VIVO,
CRISTO VIVE IN ME"

Gal 2,20

 

IN ASCOLTO

Riteniamo opportuno proporre per questo mese di novembre il messaggio di Gal 2,20 (il versetto
più citato da don Alberione) per esprimere e sottolineare che, il modo migliore per ricordare e festeggiare il Beato Fondatore (26/11), sia quello di decidersi a vivere quanto lui ha vissuto, anche perché è stata l’esperienza fondamentale di san Paolo: solo facendo nostra questa esperienza di fede risulteremo realmente e non solo a parole “San Paolo oggi vivente”.

«Io, infatti, attraverso la legge
morii alla legge per vivere a Dio.
Sono stato crocifisso insieme a Cristo;
vivo, però non più io,
ma vive in me Cristo.
La vita che ora io vivo nella carne,
la vivo nella fede, quella nel Figlio di Dio
che mi amò e diede se stesso per me.
Non rendo vana la grazia di Dio;
se infatti la giustizia
proviene dalla legge,
allora Cristo è morto per nulla».

 

Gal 2,19-21
Per un eventuale incontro di preghiera comunitaria o per approfondimenti proponiamo anche il brano di Fil3,7-14 8,29-39 e il salmo 118(117) di risposta, oppure il canto “Non son più io che vivo” (Recalcati, n. 387).

LA PAROLA CI INTERPELLA


Il punto attorno al quale gira tutta la vita di Paolo, dal momento nel quale ha incontrato Cristo sulla
via di Damasco, è proprio in questi pochi versetti. Anzi qui abbiamo la sintesi di tutto Paolo, prima persecutore e poi Apostolo. Quella domanda perentoria: “Perché mi perseguiti?” (At 9,4) deve aver tormentato tutta l’esistenza di un uomo votato alla causa dell’osservanza della legge mosaica, legge dei padri, che improvvisamente si sente dire che ha sbagliato tutto. Il suo studio appassionato di fariseo osservante ai piedi di Gamaliele, il suo zelo per la purezza e la forza di una legge data da Dio stesso, il suo correre e impegnarsi per sradicare la mala pianta dei seguaci di Gesù, a cominciare da Stefano, tutto, tutto sbagliato:
“Io sono Gesù che tu perseguiti” (At 9,5).Tutto quanto per lui era stato un orgoglio, un guadagno, diventa una perdita, anzi una vergogna, perché gli rimarrà sempre il ricordo di essere stato un
persecutore della Chiesa di Dio. Non si tratta semplicemente di prendere atto di un errore, ma di “morire alla legge”, di impostare un’altra vita, anzi di riceverla umilmente dalle mani di Dio: “Sono stato crocifisso insieme a Cristo”. È come se San Paolo dicesse: “Sono stato messo in croce, sono stato ucciso, mi sono lasciato uccidere, crocifiggere per amore di Cristo”.
Rendiamoci conto che tutto questo non avviene in un istante, come spesso si crede, ma ci sono voluti
anni di riflessione, anni di solitudine e di abbandono, anni di “morte”, nei quali chi voleva essere qualcuno era diventato nessuno, dimenticato da tutti. Finalmente Barnaba, il figlio della consolazione, si ricorda di Saulo, lo va a chiamare, lo porta ad Antiochia, lo presenta alla Chiesa, lavorano insieme per un anno, poi lo stesso Spirito Santo sceglie i suoi uomini e invia Barnaba e Saulo in missione (cf At 13,1-3).
Anche la missione darà molto filo da torcere a Saulo, per i rapporti con Barnaba, Marco e altri, per
le vicende non sempre esaltanti della predicazione, per la comprensione del “mistero”: “Cristo in voi, la
speranza della gloria” (Col 1,27). E’ questo il punto, cioè la presenza di Gesù, il Cristo, il Salvatore, in ogni uomo, che cambia completamente le prospettive: allora non ci sono più avversari, non ci sono più osservanze prestabilite, ma al centro sta il Cristo, non solo per me, ma per tutti.
La solida base teologica del pensiero di Paolo è proprio la centralità di Gesù Cristo nella vita dell’uomo, al di là di ogni legge, perché Egli è l’autorivelazione di Dio, l’immagine della divinità. L’incarnazione, la passione, la morte e risurrezione sono lo svelamento pieno di quel Dio che nessuno prima aveva potuto conoscere, ma che ora si è rivelato: Io sono Gesù che tu perseguiti”, Gesù presente nei suoi “santi”, cioè nei suoi seguaci di ieri e di oggi.
“Vivo, però non più io, ma vive in me Cristo”. San Paolo sa bene che il periodo della vita mortale è un
misurarsi continuo con Gesù Cristo, non è il compimento, se non alla fine. Ora c’è il confronto dialettico, come sopra accennato nella stessa Lettera ai Galati, confronto con lo stesso Pietro, confronto sofferto, c’è la ricerca di un equilibrio sempre difficile tra il bene e il male, ma ancor più tra il bene e il meglio, tra il male e il minor male: come fare in situazioni concrete? La misura può essere soltanto Gesù Cristo, nessuna legge diversa può darci garanzia: “Se infatti la giustizia proviene dalla legge, allora Cristo è morto per nulla”.
Concludendo la riflessione su questo brano non possiamo trascurare l’aspetto più “toccante” del passo, quello meno giuridico, cioè la scelta di San Paolo non è soltanto un fatto di comprensione mentale del mistero, ma di comprensione totale, vitale, mistica:
La vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede, quella nel Figlio di Dio che mi amò e diede se stesso per me”.
C’è un rapporto di identificazione tra Paolo e Cristo che San Giovanni Crisostomo traduce con la celebre frase: “Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo”, ma non si tratta di fatti psicologici soltanto, quanto piuttosto di fede, cioè di quell’abbandono fiducioso,totale nelle mani di Dio, perché se Dio mi ha amato al punto di donarsi e darsi a morte per me, non si può fare di meno che donare tutta la vita per Lui.
Il Cardinale Carlo Maria Martini più di una volta ha espresso la fede come un abbandonarsi “perdutamente nelle mani di Dio: questo ci può far capire bene la situazione di Paolo, a totale disposizione “di Gesù Cristo e di Dio Padre”, per questo è “apostolo” (Gal 1,1).

IN CONFRONTO CON IL FONDATORE

“Tutta è venuta dall’Eucaristia, la vita della Famiglia paolina; ma fu trasmessa da san Paolo. Dall’Eucaristia perché Gesù è la vita, ma l’Ostia santa per entrare nei nostri cuori ha bisogno di essere portata. Ed è stato san Paolo che ha compiuto quest’opera di comunicare la vita di Gesù Cristo…
La Famiglia paolina è suscitata da san Paolo per continuare la sua opera; è san Paolo, vivo,
ma che oggi è composto di tanti membri. Non abbiamo eletto noi san Paolo; è lui che ha eletti e chiamati noi. Vuole che facciamo quello che egli farebbe se oggi vivesse. E se vivesse che cosa farebbe?
Adempirebbe i due grandi precetti come ha saputo adempierli. Amare Iddio con tutto il cuore,
con tutte le forze, con tutta la mente; e amare il prossimo senza nulla risparmiarsi perché egli
ha vissuto Cristo: “Vivit vero in me Christus” (Gal 2,20). Egli adopererebbe i più alti pulpiti eretti dal progresso odierno: stampa, cinema, radio, televisione: i più grandi ritrovati della dottrina di amore e di salvezza: il Vangelo di Gesù Cristo”.

(In occasione del quarantesimo anno di fondazione delle Figlie di
san Paolo, 1955, Prediche del Primo Maestro, SP p. 291, Archivio
delle Figlie di san Paolo – Vademecum n. 651)

PER LA NOSTRA VITA PAOLINA

DOMANDE

1. Quanto mi sono finora convertito a Cristo, convinto che tutto quanto mi capita è suo dono provvidenziale e i
miei fratelli e sorelle sono presenza sua?
2. Mi sono “liberato” della semplice osservanza esteriore delle leggi, per vivere in Cristo, o meglio per far vivere
in me Gesù Cristo?
3. Nel mio apostolato mi sento nella continuità con il Maestro Divino, con San Paolo, con il Beato Alberione che
hanno dato tutta la propria vita per il Vangelo? Anche se mi trovo nella sofferenza?

IMPEGNO

* Nel confronto con i confratelli e consorelle cercherò di capire le ragioni degli altri, che la pensano diversamente
da me, perché sono presenza viva di Cristo.



IN PREGHIERA

Osanto Apostolo, che con la tua dottrina e la
tua carità hai ammaestrato il mondo intero,
volgi benigno lo sguardo sopra di noi, tuoi figli e
discepoli.
Tutto aspettiamo dalla tua preghiera presso il
Maestro Divino e presso Maria, Regina degli Apostoli.
Fa’, o Dottore delle genti, che viviamo di fede,
che ci salviamo per la speranza, che sola regni in
noi la carità. Ottienici, o vaso di elezione, docile
corrispondenza alla grazia divina, affinché essa
in noi non rimanga infruttuosa. Fa’ che possiamo
sempre meglio conoscerti, amarti, imitarti; che siamo
le membra vive della Chiesa, corpo mistico di
Gesù Cristo. Suscita molti e santi apostoli. Passi
sul mondo il caldo soffio della vera carità. Fa’ che
tutti conoscano e glorifichino Iddio e il Maestro
Divino, Via, Verità e Vita.
E tu, Signore Gesù, che conosci come non abbiamo
fiducia alcuna nelle nostre forze, per la tua
misericordia, concedici di essere difesi contro ogni
cosa avversa dalla potente intercessione di san Paolo,
nostro Maestro e Padre.

Dalle Preghiere della Famiglia Paolina

 

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