Maggio
2009 - Scheda11

 

 

«Guai a me se non annuncio,il Vangelo»
1Cor 9,16

In ascolto


Il mese di maggio ha tanti motivi di riflessione e di impegno per noi, dalla tradizionale devozione
alla Madonna, venerata come Regina degli Apostoli, ai tanti altri momenti mariani durante lo stesso
periodo. Dalla Festa dei lavoratori, sotto il presidio di San Giuseppe, alla Settimana o Giornata Mondiale della Comunicazione Sociale, dalla solennità dell’Ascensione a quella di Pentecoste. Tutti richiami forti per il grido di Paolo ai Corinzi: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!”.
Potremmo dire che maggio è proprio un mese di grande evangelizzazione: dal silenzio e dall’operosità di San Giuseppe, a Maria che ci dà Gesù perché noi possiamo portarLo a tutti, dalla celebrazione della Giornata della Comunicazione all’apertura allo Spirito Santo, che il Cristo risorto e asceso al cielo ci invia, per annunciarlo in ogni lingua e nazione.

“…Anche il Signore ha disposto che quelli che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo. Io invece
non mi sono avvalso di alcuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché si faccia in tal modo con me;
preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto! Infatti annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! 1Cor 9,14-16

Per un eventuale incontro di preghiera comunitaria o per approfondimento proponiamo di leggere tutto il brano 1Cor 9,13-22 e anche i seguenti brani: Mt 28,16-20; Mc 16,14-20; At 20,18-38.

La parola ci interpella

Come accade spesso nelle lettere di san Paolo ci sono dei fatti concreti che chiedono all’Apostolo un intervento e una indicazione di comportamento.
Tra i Corinzi ci sono divisioni in gruppi diversi, talvolta contrapposti (1Cor 1,10-17), ci sono quelli che criticano san Paolo come forte da
lontano e debole da vicino (2Cor 10,1-6; 13,1-4), ci sono quelli ancora impregnati di paganesimo, o comunque tolleranti per certi comportamenti
(1Cor cap.5-8), ci sono le critiche per la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (2Cor cap.8 e 9). E potremmo continuare con le difficoltà di
una Chiesa convertita di recente dove convivono le anime più diverse, dai più tiepidi ai più intransigenti, con tanti più o meno indifferenti, dopo il
primo entusiasmo della nuova fede.
Nella prima parte del testo san Paolo pone allora un punto fermo sulla tradizione ormai consolidata sia per gli ebrei che per i cristiani: chi è
a servizio dell’altare trae anche beneficio dal suo servizio all’altare. Quindi non si può criticare chi si guadagna onestamente da vivere annunciando
il Vangelo. Però il nostro padre san Paolo non si ferma al dato della legge, lo supera, presentando il suo esempio e derivandolo da quello stesso del Signore Gesù. Nelle apparenti contraddizioni, o meglio contrapposizioni, di questi testi si esprime tutta la gratuità e la bellezza del dono del
Vangelo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
L’accenno alla morte è singolare, perché se fa parte della vena polemica verso i Corinzi, che lo vedevano “troppo interessato” alla raccolta di denaro, per san Paolo è soprattutto un segno della disponibilità totale per un discorso molto più importante come quello dell’annuncio del Vangelo, che non guarda a nessun tipo di interesse privato, ma è un dono gratuito di vita. In altre parole l’Apostolo fa capire ai suoi interlocutori
che stanno facendo chiacchiere di cortile, mentre lui sta parlando di fatti ben più grandi e gravi: “è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!”. Chi ha già dato una svolta definitiva alla propria vita non può stare continuamente a rivedere le proprie posizioni, non
può perdere tempo in questioni oziose e neppure può stare ad ascoltare chi vuol fare del pettegolezzo, come i Corinzi.
È bello poi che il nostro padre san Paolo rivendichi piena libertà di vita e di azione, come spesso facciamo anche noi paolini, ma è anche bello
seguirlo nell’immedesimarsi con la situazione di ognuno per portarlo a Cristo. Tra queste righe San Paolo ci fa capire chiaramente e costantemente che il suo punto di riferimento, mai dimenticato, è sempre e solo Gesù Cristo che lo ha amato e ha dato se stesso per lui.
Il Vangelo che Paolo annuncia è salvezza, per lui Paolo e per tutti, e lo scopo della sua vita è proprio il portare tutti alla conoscenza della Verità, che è sempre e solo Gesù, il Cristo: “Tutto io faccio per il Vangelo”.
È una frase che noi paolini dovremmo sempre tenere di fronte agli occhi nella pietà, nello studio, nell’apostolato, nella povertà. Concludo con
quella disponibilità e umiltà di Paolo a mettersi nei panni degli altri, anche in situazioni opposte, pur di guadagnare qualcuno a Cristo: il problema
della salvezza eterna del fratello.

In confronto con il fondatore

«Compi il tuo dovere di evangelista” (2Tm 4,5). E san Paolo non lo scriveva soltanto a Timoteo, ma lo riferiva a tutti coloro che hanno la missione di evangelizzare il mondo, a tutti gli uomini. Perché, come egli dice in un altro passo, il Signore non ha stabilito solo i Dottori nella Chiesa, i vescovi, ma anche gli evangelisti. Tutti: i Sacerdoti, i Religiosi,
Le Religiose, i Laici, devono camminare nella stessa direzione, nel medesimo spirito: evangelizzare!
E ognuno può dire: il Signore mi ha mandato ad evangelizzare (Cf Lc 4,18). Cooperiamo a rendere più buoni i cristiani e tutti gli uomini. Contribuiamo con la preghiera, con qualche penitenza, col sacrificio e con l’apostolato». FSP, meditazione 1959
«La missione paolina è universale rispetto agli uomini. Si rivolge, usando i mezzi tecnici, in qualche misura a tutti: ad ogni classe, ceto, età,
condizione, nazione, continente; con ragionevole preferenza alle masse; per portare a tutti il messaggio della salvezza, contenuto nella Bibbia, nella Tradizione, nell’insegnamento della Chiesa. È universale quanto all’oggetto; poiché si tratta di cristianizzare tutto: filosofia ed arte, letteratura e musica, sociologia e morale, storia e diritto, governi e leggi, scuola e lavoro. Scrive san Paolo:
“La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”. In conclusione: “Fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4,8)». UPS I, 373

«Idea giusta dell’apostolato

Apostolo è colui che porta Dio nella sua anima e lo irradia attorno a sé.
Apostolo è un santo che accumulò tesori; e ne comunica l’eccedenza agli uomini.
L’Apostolo ha un cuore acceso di amore a Dio ed agli uomini; e non può comprimere e soffocare quanto sente e pensa.
L’Apostolo è un vaso di elezione che riversa, e le anime accorrono a dissetarsi.
L’Apostolo è un tempio della SS. Trinità che in lui è sommamente operante. Egli, al dire di uno scrittore, trasuda Dio da tutti i pori: con le parole, le opere, le preghiere, i gesti, gli atteggiamenti; in pubblico ed in privato; da tutto il suo essere. Vivere di Dio! E dare Dio». CISP, p. 582

Per la nostra vita paolina


Domande

1. Sono convinto che per me è una necessità annunciare il Vangelo?

2. Ho un’idea giusta dell’apostolato, sia come sostentamento personale e dei fratelli bisognosi, sia come offerta gratuita e totale di consacrato che porta Gesù Cristo ai fratelli, come Maria e come san Paolo?

3. Cerco di farmi tutto per tutti, come il mio padre san Paolo, condividendo visioni e situazioni diverse e non imponendo il mio punto di vista?

Impegno

• Quando sono stanco o svogliato, quando soffro o vorrei piantare lì tutto e tutti, mi ricorderò delle parole di san Paolo: “Tutto io faccio per il Vangelo”, cioè per Gesù Cristo.



In preghiera

Vivi Paolo! L’Apostolo Paolo bisogna che viva in
noi; e significa: che viva con la sua scienza,
col suo zelo, che viva con il suo spirito. Dobbiamo
aspirare a questo: risuscitare il suo spirito in noi;
apprendere la sua scienza; rivivere, ridestare il suo
zelo altissimo di Apostolo.
Vivi Paolo! Di nuovo con la tua scienza, con il
tuo spirito, con il tuo zelo, con il tuo fervore, con la
tua santità. Vivi ed illumina le menti ottenebrate;
vivi e sostieni nelle lotte gli apostoli ardenti dei
nostri giorni; vivi e porta alle anime, che amano la
comunione più stretta con Dio, le tue elevazioni e
le tue contemplazioni!
A san Paolo rivolgiamo la nostra preghiera: vivi
in me come sei vissuto in san Marco; vivi come sei
vissuto in san Tito; vivi come sei vissuto in san Timoteo;
vivi come sei vissuto in san Luca…
Lo spirito di questi santi riviva in mezzo a noi.
San Paolo dobbiamo considerarlo come il nostro
padre, come il nostro amico; dobbiamo studiarlo,
pensarlo, pregarlo, imitarlo ogni giorno.
Che san Paolo viva in noi! PrSP 263-264

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