Premessa Generale
Indico con la parola "Pannello" ogni unità della mostra, qualche volta posso anche chiamarlo "quadro", preferibilmente userò il termine "pannello". Ogni pannello è titolato, il titolo si riferisce al tema che il pannello illustra. In ogni pannello distinguo l'icona, cioè l'immagine rappresentata sul pannello, e la didascalia, lo scritto impresso sul pannello. Notare come ogni pannello è diviso in parti eguali: ½ all'icona e ½ alla didascalia. Segno che la comunicazione artistica è affidata in parti eguali sia all'immagine che allo scritto. Sarà commentata sia l'una che l'altra. Nella didascalia non sempre il testo citato è completamente riportato. È piuttosto una sintesi. Si tratta di un invito ad andare a leggere tutto il testo per capirne di più. Simbolicamente è un invito a leggere tutta la S. Scrittura. Fanno eccezione il primo pannello e l'ottavo. Verificheremo la differenza al momento opportuno. L'omino "San Paolo" che sta in basso ad ogni pannello della mostra è importante. È un omino che si muove, cammina di quadro in quadro. Il cammino, qualunque esso sia, è movimento che racconta una storia. In questo caso è la storia di un uomo già adulto. È la Storia dell'ebreo zelante Saulo che divenne l'apostolo Paolo. L'altra parte della storia, quella del bimbo Saulo che nasce a Tarso, che impara il mestiere paterno, che studia la Scrittura non si intende raccontarla, perciò sui pannelli la storia inizia con l'omino adulto. Quello che accadde prima a quest'omino non interessa alla mostra. Sarà magari ripresa lungo il cammino da fare come ricordo, ma non come oggetto storico che la mostra intenda manifestamente illustrare. L'omino in cammino racconta la storia di Paolo che parte dalla via di Damasco e giunge fino a Roma, esattamente fino all'Abbazia delle Tre Fontane, fuori le porte di Roma. Oggi zona EUR. |
1° Pannello: San Paolo
Lettura della didascalia: Rm 1,1-6
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costitutito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezioen dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore.
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1° Corollario In questo testo è molto importante quello che non c'è, quello che manca. Manca che egli è di Tarso, manca il nome dei suoi genitori, manca qualsiasi vincolo di parentela e di amicizia. Evidentemente per Paolo i vincoli di terra e di sangue non contano più nulla. Conta solo essere "servo di Cristo". |
2° Pannello: Paolo incontra Cristo verso Damasco
Lettura della didascalia Atti 9, 3-6
Mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! Alzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare". L'icona ritrae fedelmente il racconto degli Atti: siamo sulla via di Damasco, si vedono già le mura e la porta della città. Nel cielo appare una forte luce che abbatte san Paolo. Non c'è nessun cavallo perché gli Atti non dicono che San Paolo andasse a cavallo. Ci sono due accompagnatori che si interrogano reciprocamente sull'accaduto: hanno visto la luce ma non hanno udito la voce, quindi non possono aver capito la portata dell'evento che vivono.
Ci sono molti ciechi nei riguardi del mistero cristiano che tuttavia ne parlano come se avessero la vista acuta della fede. Essi sono falsi apostoli o super-apostoli. |
3° Pannello: Paolo recupera la vista
Lettura della didascalia Atti 22, 12-15
Un certo Anania venne e mi disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ascoltare una parola dalla sua stessa bocca. Tu renderai testimoniaza di quanto hai visto e udito davanti a tutti gli uomini. L'icona mostra Paolo in ginocchio con le mani aperte nell'atteggiamento dell'orante. Anania è in piedi e impone le mani su San Paolo e lo battezza, subito cadono delle squame dai suoi occhi ed egli riacquista la vista. Sullo sfondo, lontano, e senza la densità del primo piano c'è il candelabro a sette bracci, il simbolo religioso dell'ebraismo. Un simbolo che si allontana ma senza scomparire. Con San Paolo la novità del battesimo cristiano emerge ma non annulla l'Antico Testamento.
La prima immagine del trittico didascalico descrive la cecità di San Paolo: egli, che perseguita i cristiani, è un Paolo cieco, perché non riesce a vedere Cristo per quello che è, vero Dio. In quanto a fede in Cristo, Paolo è cieco e la cecità fisica dice la verità della sua situazione religiosa. |
4° Pannello: Paolo eletto per annunziare il Vangelo
Lettura della didascalia Atti 13,1-3
C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li lasciarono partire. La didascalia informa che l'elezione di Barnaba e Paolo avviene nella Chiesa di Antiochia. Dovremmo pronunciare il nome di questa comunità con profondo rispetto. Subito dopo Gerusalemme, è la Chiesa di Antiochia che appare nella storia del cristianesimo, chiesa vivacemente cristiana. Il fatto raccontato dall'icona giunge alla fine di un'esperienza apostolica durata un anno. Bisogna richiamarla per capirla. La persecuzione di Erode ha fatto fuggire i primissimi cristiani da Gerusalemme, che si rifugiarono ad Antiochia. Avviene un trapianto di Cristo vitale. La Chiesa che è fuggita da Gerusalemme attecchisce e prende subito vigore ad Antiochia. Gli Apostoli che sono ancora in Gerusalemme, conosciuta l'esistenza di questa comunità mandano Barnaba in missione ad Antiochia per valutare l'evento. L'interrogativo che s'impone è questo: infatuazione o vera fede? Barnaba, giunto ad Antiochia capisce la buona qualità di fede che pervade questa comunità e comprende che essa ha bisogno di catechesi. Allora va a Tarso, chiama Paolo e lo invita ad andare ad Antiochia per catechizzare i cristiani. Paolo, senza indugio, va con Barnaba ad Antiochia. Dopo un anno di evangelizzazione i fedeli di Antiochia sono nominati cristiani. È l'elogio più bello sia per questa prima comunità cristiana, dopo Gerusalemme, e sia per Barnaba e Paolo che hanno profuso le loro forze e le loro intelligenze per evangelizzare. Antiochia è dunque una comunità che è maturata nella fede ed è cresciuta nelle adesioni. In questa comunità ci sono profeti e dottori, c'è un Niger "negro", c'è persino l'amministratore di Erode ed altre eminenti personalità e tutti costoro stanno pregando liturgicamente. Mentre stanno celebrano si manifesta lo Spirito Santo che consacra Barnaba e Paolo per la missione. L'effusione dello Spirito Santo non è mai frutto di magia, di ipnosi, di autosuggestione. Ma avviene sempre in un contesto di maturità di fede e di liturgia calda, viva, partecipata. È sempre in questa situazione di intensa preghiera che avviene l'effusione dello Spirito Santo. |
5° Pannello: Primo viaggio missionario
Lettura della didascalia Atti 13,4-44
Paolo e Barnaba, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. ginti a Salamina cominciarono ad annunziare la Parola di Dio. Arrivarono ad Antiochia di Pisidia. IL sabato entrati nella sinagoga, dopo la lettura, Paolo si alzò e parlò loro. Il sabato seguente si radunò quasi tutta la città per ascoltare la parola del Signore.
Questo primo viaggio la Parola di Dio la fa sulla Bocca di Gesù. Con l'ascensione di Gesù al cielo la Parola di Dio riparte da Gerusalemme per giungere fino a Roma. Il viaggio questa volta ha come mezzo di trasporto l'apostolo Paolo. |
6° Pannello: II viaggio missionario
Paolo e Sila in carcere
Lettura della didascalia Atti 16,16-40
Per avere scacciato da una giovane uno spirito cattivo, la gente insorse contro Paolo e Sila. Dopo averli bastonati li misero in carcere. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio. D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti.
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7° Pannello: Paolo e Sila a Tessalonica
Lettura della didascalia Atti 17,1-4
Giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuchitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. |
8° Pannello: III viaggio - Paolo celebra l'Eucaristia
Lettura della didascalia Atti 20,7-20
A Troade la domenica ci si era riuniti con Sostene, Tito, Aquila e Priscilla a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. Poi spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. |
Particolare: durante la celebrazione che è durata tutta la notte, in un'antica casa romana a più piani, affacciati sull'atrio, un ragazzo di nome Eutico (Fortunato) si è addormentato, è caduto ed è morto. San Paolo lo risuscita coprendolo con il suo corpo. Nell'icona è il ragazzo che si intravede dietro il concelebrante di destra. È riconoscibile perché è senza barba. Successivamente riprende la celebrazione eucaristica, fino al mattino seguente. L'indomani parte per Gerusalemme. |
9° Pannello: Paolo scrive dal carcere
Lettura della didascalia 2Tim 2,8-9
Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo, a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la prola di Dio non è incatenata.
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10° Pannello: Paolo in preghiera a Roma
Introduzione
Titolerei questa scena "Come Paolo vede il proprio martirio". San Paolo non può vedere se stesso morto, ma qui ha chiara coscienza di essere stato condannato a morte. Sarà decapitato all'alba. Poche ore lo dividono dal suo martirio.
Lettura della didascalia 2Tim 4,6-8 Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciolgiere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno. * Il mio sangue sta per essere versato in libagione. È il linguaggio del Sacrificio rituale di una vittima "Agnello pasquale" o è il linguaggio dell'ultima cena di Gesù. È il linguaggio liturgico. Paolo pensa e sa che tutta la sua vita è stata un atto liturgico che ora è giunto al compimento. Letteralmente dice: sto per essere mangiato (libagione) come si mangia la vittima sacrificale dell'Antico Testamento e come si mangia l'Agnello Pasquale. * Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. È la motivazione |
* per cui tutta la vita di San Paolo è stata un atto liturgico unico! Ho conservato la fede, lottando, per giungere alla fine della corsa. Da Damasco alle Tre Fontane non ci sono tanti atti staccati gli uni dagli altri, ma è un unico atto liturgico. * Ora non mi resta che attendere la Corona di giustizia che il Signore mi concederà! In queste parole riemerge l'esperienza di Paolo sulla via di Damasco: là si rivela a lui il Signore Risorto e cioè con i segni della passione e circonfuso di gloria. Là egli ha compreso che il Padre ha risuscitato Cristo accreditandolo come Dio e Signore. Cristo non è un reo ma è il santo di Dio. San Paolo vede cioè il proprio martirio come partecipazione sia alla Passione che alla Gloria di Gesù Cristo. |
11° Pannello: Il Martirio di San Paolo a Roma
Lettura della didascalia Rm 8,35-39
Chi ci separerà all'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui
che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. La didascalia non la commento! |
12° Pannello: La Famiglia Paolina - Paolo vivo oggi
Lettura della didascalia
«Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo» (1Cor 4,16). Nel Medioevo |
Epoca Moderna XX secolo L'arte e la letteratura sono ricche di contenuti paolini. |