L'epistolario paolino
Paolo scrittore? |
quelle di Cicerone e Seneca);c'è poi il fatto di essere scritte per un determinato gruppo di persone(la più fa largo uso delle Scritture "privata" è il biglietto scritto a Filemone) e destinate ad essere lette pubblicamente ne l'assemblea; infine emerge il carattere autoritativo del mittente che gli deriva dal suo essere riconosciuto come apostolo, fondatore e guida delle comunità. |
Gli scritti di Paolo
La prima Lettera ai Tessalonicesi La prima Lettera ai Corinzi Scritta verso il 55, quattro o cinque anni dopo che l'Apostolo aveva predicato l'evangelo in quella città e fondato questa chiesa tra i pagani (cf. At 18), tra tutte le lettere paoline è quella più "occasionale", visto che tratta per lo più di problemi contingenti, questioni di vita comunitaria che rischiavano di creare tensioni, divisioni o scandali, e di cui Paolo era venuto a conoscenza tramite alcuni inviati; egli affronta le questioni una per una senza che ci sia una successione preordinata; chiave di lettura accomunante è che ogni soluzione è prospettata a partire dalla relazione con Cristo, potenza e sapienza di Dio; non a caso egli inizia indicando la «parola della Croce» (1Cor 1,18) e termina con la resurrezione (cap. 15), come per sottolineare che tutto il discorso pastorale è come sostenuto da queste due arcate. |
Ecco gli argomenti toccati: le divisioni interne alla comunità (capp. 1-4); i disordini sessuali (5-6); il matrimonio e la verginità (7); il culto pagano e quello cristiano (8-11; in dettaglio tratta i problemi sollevati dai cristiani che partecipano a banchetti di amici in templi pagani; propone il suo esempio di apostolo, e dà indicazioni sul comportamento durante le assemblee liturgiche); l'uso dei carismi (1214); la resurrezione dei morti (15); colletta e saluti (16). In particolare la lettera contiene il più antico racconto della cena del Signore (11,23-26), l'attestazione della prima tradizione cristiana sulle apparizioni del Risorto (15,3-7), e il celebre "inno" all'amore cristiano (13). La seconda Lettera ai Corinzi La lettera è destinata alla prima chiesa fondata da Paolo in territorio europeo, la comunità con la quale ha avuto il rapporto più armonico e affettuoso (l'unica dalla quale ha accettato di ricevere un aiuto materiale, cf. 4,15-16); scritta mentre si trova nella condizione di carcerato (cf. 1,7.13.17), probabilmente a Efeso, intorno alla metà degli anni cinquanta. Non spiccano grandi temi che facciano da asse portante dello scritto (se valesse soltanto la frequenza, bisognerebbe scegliere quello della gioia, cf. 1,4.18.25; 2,2.17.18.28.29; 3,1; 4,1.4.10), piuttosto a Paolo sta a cuore di ringraziare i cristiani di Filippi, di informarli sulla propria situazione, e soprattutto di esortarli a vivere secondo I'evangelo, restando saldi e uniti nel combattimento della fede, anche nei confronti degli avversari (cf. 1,27-28; a questi ultimi, probabilmente dei giudeocristiani che ponevano la Legge mosaica e la circoncisione al di sopra di Cristo, indirizza parole molto dure: «Guardatevi dai cani... da quelli che si fanno evirare! I veri cir concisi siamo noi»; cf. 3,2-3.18-19); a questo scopo indica il grande esempio di Cristo, riprendendo un antico inno che poi è divenuto meritatamente celebre: «Cristo Gesù, pur essendo di condizione divina, non considerò un tesoro geloso l'essere come Dio...» (2,5-11); da segnalare che in uno dei brani autobiografici più importanti di tutto l'epistolario paolino (3,5-14), fa la prima comparsa il tema della giustificazione per fede (3,9), che poi si troverà sviluppato in Galati e soprattutto in Romani. La Lettera ai Galati Indirizzata a più comunità come una sorta di "circolare" (cf. Gal 1,2: «Alle chiese della Galazia»), tra tutte le lettere paoline è la più appassionata e polemica, l'unica in cui Paolo salta l'iniziale passaggio dedicato ai ringraziamenti per andare subito al sodo (v. 6: «Mi meraviglio che così in fretta... passiate ad un altro evangelo!»), e in cui raggiunge toni drastici: «Stolti Galati, chi vi ha incantati, voi dinanzi ai cui occhi Gesù Cristo fu presentato crocifisso?» (3,1). In questi termini vuole ammonire severamente quei credenti della Galazia provenienti dal paganesimo che avevano ceduto alle pressioni di chi, intervenuto da fuori dopo la predicazione di Paolo, voleva imporre loro la circoncisione e l'osservanza della Legge mosaica, deformando così I'evangelo. Per questo ricorda che I'evangelo da lui predicato gli è stato rivelato direttamente da Cristo (menziona qui la sua conversione) e che ha ricevuto l'approvazione degli apostoli (1,112,10), e va difeso da ogni compromesso, da qualunque parte esso venga (2,11-14); ciò lo induce a parlare - la prima volta con una certa estensione e a più riprese nel seguito dello scritto - del tema della giustificazione (2,16ss), per cui è la fede e non l'osservanza della Legge mosaica che rende giusti. In questa verità dell'evangelo si pongono le basi per superare tutte le discriminazioni religiose, sociali e sessuali (cf. Gal 3,28). AI cap. 5 troviamo proclamata in termini memorabili la libertà di cui il credente gode in Cristo (giustamente Galati è stata definita la «magna charta della libertà cristiana»), e che egli è chiamato a investire nell'amore, sotto la guida dello Spirito santo. Le intuizioni qui espresse "a caldo" sui grandi temi teologici (tra cui anche la figliolanza e la funzione della legge) saranno riprese in modo più pacato e articolato in Romani. La Lettera ai Romani da: L'Apostolo Paolo - Giuseppe Pulcinelli |