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BEATO ALBERIONE - PROFETA E MODELLO PER I SACERDOTI

di MAURO FERRERO

Sacerdote affascinato e appassionato


Siamo attirati dai modelli perché ci scaldano il cuore: don Alberione lo è per i sacerdoti perché sapeva affascinare. Ogni aspirante al sacerdozio è ispirato da un sacerdote modello. Si incontrano molti giovani affascinati dalla vocazione sacerdotale. Ma pochi la seguono, molti sono indifferenti all’ispirazione per vari motivi, forse non assecondati dalla famiglia, o da motivi economici e sociali. Giacomo, fin dall’età di sei anni, è stato ispirato a diventare prete dalla maestra Rosa Cardona della prima classe elementare, assecondato dalla mamma e dalla famiglia e aiutato dal Parroco Giovanni Battista Montersino della parrocchia di San Martino in Cherasco. Nel suo Diario giovanile egli conosce i suoi limiti, ma afferma: "Io tendo a qualche cosa di più santo, di più nobile" (SC 88). Mirare alto, al divino, al sublime coinvolge abnegazione, sacrificio, consapevolezza di seguire la via stretta che conduce al Paradiso. Don Giacomo ha un desiderio vivo di vita interiore che lo spinge ad assimilarsi a Cristo, da poter dire con san Paolo: "Io vivo, ma è Cristo che vive in me".




Dedicarsi con amore puro e indiviso

Il senso del sublime è il filo d’oro della sua spiritualità. La volontà di dare di più e il meglio produce in lui una sorta di innalzamento interiore. Solleva il suo animo al di sopra dello stato abituale. Crea in lui emozioni potenti da far sentire sia la sua incapacità e quindi di ricorrere al Maestro Divino e sia la necessità di santificarsi ad alta tensione con una testimonianza che trasuda da tutti i pori. Il sublime è un sentimento leggero che appena si avverte come presente tuttavia inebria, esalta e commuove quanti lo seguono. Provoca in don Giacomo un senso di solidarietà e di chiedere aiuto da qualsiasi lato possa venire. Lo conduce ad apprezzare il bello nella natura, nelle chiese, nelle librerie, nelle pubblicazioni e seguire la propria ispirazione creativa e immaginativa. La più bella sensazione è il lato misterioso dell’aspirazione ardente di fare qualche cosa per il nuovo secolo che ha condotto Giacomo ad essere un idealista pratico, sapiente e prudente, di camminare sempre nella guida della divina Provvidenza. L’aspirazione ardente all’amore genera in lui l’idea apostolica sociale e vi giunge quando si volge deliberatamente per vivere Gesù Maestro Via, Verità e Vita. E il Signore lo fa agire, e incoraggia la vita e la missione. "Il presbitero - ha insegnato papa Benedetto XVI - deve essere tutto di Cristo e tutto della Chiesa alla quale è chiamato a dedicarsi con amore indiviso, come uno sposo fedele alla sposa." Il beato Alberione è poeticamente innamorato del sacerdozio e dei sacerdoti e augura: "O Gesù, siano i sacerdoti sale che purifica e preserva; siano luce del mondo; siano la città posta sul monte; siano tutti fatti secondo il tuo cuore; abbiano in cielo attorno a sé, come corona e gaudio, un gran numero di anime conquistate".

Il sacerdote è l'uomo di Dio

Nell’ottobre 1951, egli scriveva sulla rivista Vita Pastorale che il sacerdote è l’uomo di Dio. "È l’homo Dei: che rende visibile la presenza di Gesù Cristo in mezzo al popolo. È l’homo Dei: che dà al popolo la verità e la grazia. È l’homo Dei: che indica agli uomini la via del Paradiso. È l’homo Dei: che, dinnanzi al tabernacolo, prega e supplica per il popolo. È l’homo Dei: che offre la propria vita per gli uomini. È l’homo Dei: che battezza il neonato, benedice le nozze e assolve il peccatore. Ognuno lo ami, lo segua come l’homo Dei; preghi che sia sempre più l’homo Dei; cooperi all’homo Dei". La santità sacerdotale consiste nel lasciarsi dimorare da Dio, nel donare la nostra umanità sicché la vita sacerdotale, silenziosa, disciplinata e industriosa sia rivelatrice ed anche la risposta ai problemi della vita, della morte e della felicità.

Mauro Ferrero

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