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Convegno a 20 anni dalla morte di d. Stefano Lamera
Ti spiego meglio la situazione su don Lamera…Con il nuovo generale si può iniziare a intraprendere un cammino verso la venerabilità di don Lamera. Prima ci sono altre tappe come il riconoscimento di servo di Dio… E’ stata costituita una equipe (IGS e ISF: perché altri Istituti, anche se hanno ricevuto tanto, ancora non sentono molto…) la quale sta raccogliendo testimonianze importanti perché i membri muoiono e portano con loro esperienze interessanti…
A 20 anni dalla morte (quest’anno: 1997-2017) si è pensato a questo convegno perché solo se la gente che lo ha conosciuto.
E ha ricevuto del bene si danno da fare a pregare e a diventare santi… favorisce che la causa vada avanti…
Per il momento questo…d.E.C.ssp | Programma Convegno pdf |
Atto di Consacrazione e di affidamento dell'Italia a S.Giuseppe
Can. Youtube -ISFITALIA – Santa Famiglia
https://www.youtube.com/channel/UC6kaqQirkb7f-A-R0gF_2cg |
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Don Stefano Lamera: dieci anni
dopo!
Il 2 giugno 2007 abbiamo fatto memoria del
decimo anniversario della morte di don Stefano Lamera. (Morto il 1° giugno 1997 ) La gioiosa
ricorrenza ha avuto come religioso palcoscenico la Basilica di San
Pietro. Presso l’Altare della Cattedra è stata celebrata una solenne
Eucaristia, presieduta dall’Arcivescovo Angelo Comastri,
Arciprete della Basilica di San Pietro e Vicario del Santo Padre
per la Città del Vaticano. I numerosi partecipanti erano
soprattutto membri degli Istituti "Gesù Sacerdote" e "Santa
Famiglia", nonché dell’Associazione "Ancilla Domini"; a questi
si sono uniti tanti figli spirituali di don Stefano. Siamo certi
di far cosa gradita riportando per intero l’illuminante profilo
di questo "moderno apostolo" fatta da S. E. Arc. Angelo
Comastri
1. Ho incontrato don Stefano Lamera l’ultima
volta a Loreto (pochi mesi prima della sua morte) nel gennaio
1997: era così curvo che il mento lambiva l’altare! In sacristia gli
dissi: "Don Stefano, è una bella penitenza!". "No, no! Quando
celebro ho il volto più vicino a Gesù". Questa fu la sua
risposta. Mi vennero in mente le parole che avevo ascoltato da
Madre Teresa di Calcutta: "Quando soffri, sei così vicino alla
croce di Gesù, che, senza staccarsi, può
baciarti!".
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Rinunciò ad un intervento chirurgico
alla spina dorsale (più volte proposto in gioventù), perché
comportava un lungo periodo di immobilità con la conseguenza di non
poter celebrare l’Eucaristia: "Mi tengo la mia gobba, ma non
rinuncio alla Messa", fu la reazione decisa di don Stefano. Così
ragionano i santi, gli innamorati di Dio! San Francesco, quando
vedeva in lontananza un campanile, si inginocchiava e diceva:
"Signore Gesù, ti adoriamo qui e in tutte le chiese che sono nel
mondo... ".Padre Pio di Pietrelcina spesso diceva:
"È più facile che il mondo viva senza il sole piuttosto che senza
l’Eucaristia. Se la gente capisse cos’è l’Eucaristia farebbe la ressa
per entrare in Chiesa e non negli stadi!". Aveva ragione!
2. Don Stefano è vissuto alla scuola di
due santi: don Giacomo Alberione e don Timoteo Giaccardo.
Don Alberione! Don Stefano ripeteva
spesso la testimonianza di don Desiderio Costa: "Se lasciamo don
Alberione, moriamo! È urgente e necessario un ritorno alle sorgenti,
allo spirito paolino che animò don Alberione, perché non vogliamo
morire. Se lasciamo don Alberione, moriamo!".
E riguardo a don Giaccardo esclamò:
"Sono vissuto dal ‘23 al ‘48 con questo Servo di Dio, ora Beato.
Sono cresciuto con lui. Mi ha accolto nell’Istituto. Eravamo ben
pochi, allora. Con lui ho camminato... Chi l’avrebbe detto nel 1923
che sarebbe toccato a me portarlo alla gloria come postulatore?
Questo era solo un mistero di Dio". Don Stefano era felice per
questa singolare sorte.
Modellato dall’amicizia con i santi, ha
dedicato la vita a seguire e curare le due perle preziose che don
Alberione gli aveva affidato: l’Istituto "Gesù Sacerdote" e l’Istituto
"Santa Famiglia".
3. Don Alberione, con l’intuito del
santo, subito percepì il rischio che corrono i sacerdoti in una
società secolarizzata, impoverita di presenza di Dio e aggressiva
nei confronti del Vangelo. I sacerdoti oggi hanno urgentemente
bisogno di uno spazio di fraternità sacerdotale per vincere la
solitudine. Hanno bisogno di una maggiore profondità spirituale per
resistere in mezzo alle tempeste e alle provocazioni, tenendo ben
accesa la lampada del "sì" a Gesù, continuamente imparato alla
scuola di Maria. L’Istituto "Gesù Sacerdote" nasce in questo
contesto e don Alberione lo affida a don Stefano: niente di più bello per
un’anima innamorata del proprio sacerdozio. Quanto ha camminato don
Stefano! Quanti sacerdoti ha avvicinato, quanti li ha incoraggiati,
quanti li ha salvati! Dio solo lo sa!
4. Insieme ai sacerdoti, don Alberione
amò gli sposi. Capì che la famiglia è opera di Dio, è lo specchio
terrestre del mistero celeste (= Dio), è la culla della vita, è la
prima scuola del Vangelo; percepì la crisi della famiglia, perché
già si avvertivano i segnali di una aggressione nei confronti della
famiglia per svuotarla di grandezza e di impegno e per ridurla ad un
banale e volgare gioco di corpi senza anima.
Così nacque la rivista "Famiglia
Cristiana" e così nacque l’Istituto "Santa Famiglia". A chi affidare
questa meravigliosa impresa di portare in alto la famiglia per
liberarla dal rischio del fango? A don Stefano Lamera!
L’Istituto "Santa Famiglia" nasce dalla
geniale intuizione di condividere con gli sposi la libertà della
povertà (oggi regna la tirannia del denaro), la libertà
dell’obbe-dienza (oggi regna la tirannia dell’orgoglio, che
impedisce di accogliersi e di vivere insieme), la libertà della
castità (oggi si sta spegnendo l’amore in un dilagare di capriccio
che usa le persone e le getta via come pezzi logorati).
Don Stefano ha avvicinato tantissime
famiglie e ha salvato la gioia di tantissimi sposi e tantissime spose,
di tantissimi padri e tantissime madri; e quindi di tantissimi
figli! Dal Cielo interceda per noi, affinché il suo entusiasmo non
sia imbottigliato dall’abitudine o dalla mediocrità, ma si
ringiovanisca per affrontare le nuove sfide che richiedono nuovo
amore e nuova passione per il Vangelo.
Nella circolare del marzo-aprile 1997
don Stefano scrive: "Le famiglie sono in crisi e rischiano di
affondare definitivamente perché si sono allontanate dalla fonte
della vita che è la Santa Messa; si sono allontanate dalla Comunione
e dalla visita al SS.mo Sacramento. Le famiglie sanno di "non avere
più vino", ma rimangono sorde all’accorato appello di Maria che
dice: "Fate tutto quello che Gesù vi dirà". E cosi gli otri
rimangono vuoti e la sete di Dio, che dona pace e salvezza, diventa
sete di ciò che appanna la mente, offusca il cuore, distrugge la
vita, Chi perde Cristo, perde tutto perché perde se stesso".
Queste parole sono un appello che
anticipa il solenne richiamo di Benedetto XVI: "Cristo nulla toglie
e tutto dona!". Apriamo nuove strade a Cristo per riportare la gioia
nel mondo attraverso famiglie sante, guidate da sacerdoti santi: è
il messaggio sempre attuale della vita di don Stefano Lamera.
Dal Sito Santa Famiglia |
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Mandato del beato Giacomo Alberione a don
Stefano Lamera.
IL biglietto autografo del beato
Giacomo Alberione, datato 4 maggio 1950, in cui il
Fondatore della Famiglia Paolina, elenca gli incarichi
importanti che affida a don Stefano Lamera;
questi incarichi lo impegneranno
per tutta la vita. La sigla "JMJP" richiama i nomi di
Gesù, Maria, Giuseppe e Paolo.

Richiesta di conferma del Mandato
La lettera che, in data 21 agosto
1969, don Stefano Lamera scrive al Superiore generale,
don Damaso Zanoni, primo successore di don Giacomo
Alberione.
Il Fondatore era ormai gravemente
ammalato. In essa chiede a don Zanoni di confermare e di
benedire gli incarichi che il Fondatore gli aveva
affidato nel 1950, cosciente - come scrive nei suoi
Notes - di dover essere anche per il nuovo Superiore
"figlio di consolazione": "...di
consolazione nella cooperazione, umile, sapiente,
affettuosa, costante, anche quando vi sono motivi di
umiliazione per me".

Alcune pag.
tratte dal libro: Don Stefano Lamera e il suo apostolato
per i sacerdoti e per le famiglie - Atti del Convegno
ore 11.300
Celebrazione
eucaristica
Presiede Don JUAN MANUEL GALAVIZ,
Delegato
Generale Istituti paolini di Vita Secolare Consacrata
Visse con passione lo spirito paolino
Non basta una sola espressione
per definire don Stefano Lamera (1912-1997), personalità
di spicco, di cui vi siete occupati in questi giorni,
per conoscerlo di più, per liberarlo da miti o
pregiudizi, per focalizzare le sue auentiche virtù,
per fare una lettura giusta del suo messaggio e
salvaguardare a sua applicabilità. Offro il mio piccolo contributo
descrivendo in modo riassuntivo alcuni degli aspetti che
maggiormente mi colpiscono di questa poliedrica
personalità.
1. Considero
Don Lamera uno che visse con passione lo
spirito paolino, così come lo descrive il
Fondatore: «La Famiglia Paolina aspira a vivere
integralmente il Vangelo di Gesù Cristo, Via, Verità e
Vita, nello spirito di san Paolo, sotto lo sguardo della
Regina Apostolorum» (Abundantes divitiae gratiae
suae, n. 93). Il verbo "aspira" esprime bene il dinamismo proprio
dello "spirito paolino": vivere e predicare Cristo come
fece san Paolo, comporta una tensione costante di lavoro
spirituale e di azione apostolica; una tenace lotta
contro i propri difetti e un serio impegno di
cristificazione. A questo riguardo, don Lamera è stato
esemplare.
2. Completo
la precedente affermazione, definendo don Lamera un esperto nella santità; lo
fu realmente:
- per i maestri che ebbe
(in particolare i beati Giacomo Alberione e Timoteo Giaccardo);
-
per la propria esperienza di vita spirituale e
apostolica, a cui ho già accennato;
- per la sua
illuminata guida spirituale a tantissime persone e a
interi Istituti;
- per il suo ruolo, adempiuto con
fede e soprannaturale sagacia, come postulatore
della Famiglia Paolina.
Il suo impegno di santificazione derivava
dalla sua docilità all'azione dello Spirito Santo,
desideroso com'era di compiere in tutto il volere di
Dio.
3. Don
Stefano seppe abbracciare come segno di
predilezione divina la sofferenza, tanto
visibile nel suo corpo e anche manifesta nella
tensione derivante dal fermo proposito di niente
anteporre al Maestro Divino. Lui stesso riteneva una grazia
la deformazione del suo corpo: ciò lo aiutava a non incorrere
nella voglia di primeggiare, a cui era incline per
carattere. Confidò a un confratello: «Caro Italo, povero
don Lamera se non avesse questa gobba!».
4. Don
Lamera fu un testimone ammirevole di
fortezza cristiana. Le difficoltà non lo
deprimevano, ma piuttosto accrescevano la sua fiducia
negli aiuti divini assieme all'impegno personale.
Se da bambino tardò a parlare (non lo fece fino
a sei anni), da adulto si rivelò un eccellente
predicatore.
Fin da giovane (dai 18 anni) soffrì l'incurvamento
per deviazione della colonna vertebrale, ma fu, fino agli
ultimi giorni della sua vita, un instancabile
camminatore. Di temperamento esuberante,
volitivo, dominatore, divenne un padre, benvoluto da
tutti quelli, per cui si prodigava.
Tutto
fuoco nello zelo ministeriale, si lasciava trascinare e
trascinava con ogni mezzo: predicazione, colloqui,
confessioni, visite domiciliari, esortazioni, preghiera
meditata, pellegrinaggi, lettere e bigliettini... Non si dava pace e
non lasciava in pace fino ad ottenere un atto di
fiducia, una risoluzione audace, una collaborazione
indispensabile.
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5. Sensibile ai
"segni dei tempi", possedeva una sensibilità
ancor più acuta per riconoscere l'orma della Provvidenza
in ogni avvenimento. Furono abbondanti, nella sua
storia personale, le prove di un particolare interessamento
di Dio nei suoi confronti. Lui lo percepiva e faceva di
tutto per corrispondere
pienamente.Molto influirono nella sua vita,
i beati don Alberione e don Giaccardo. Dal Primo
Maestro, che lo aveva aiutato a riconoscere in sé la
vocazione paolina, ricevette poi le principali
"obbedienza" e fu a lui fedelissimo. II beato Giaccardo,
che lo accolse nel 1923 nella Casa di Alba, divenne uno dei suoi
maestri di spirito.
6. Esercitò con zelo e con chiarezza di
identità paolina il sacerdozio
ministeriale. Scrisse di lui don Furio Gauss: «Posso
dire che egli è stato sacerdote, soltanto sacerdote,
sempre sacerdote, tutto sacerdote».
Frutti del suo
zelo sacerdotale furono la sua sollecitudine nella guida
degli Istituti "Gesù Sacerdote" e "Santa Famiglia" e per
la nascita della Associazione "Ancilla
Domini".
7. Predicò moltissimo
anche con la penna. I libri e i foglietti
da lui scritti assommano a oltre due dozzine.
Il suo primo libro, Piccolo grande nido, scritto nel
1938, fu quasi un preludio dell'interesse che ebbe
sempre per il progresso cristiano della famiglia. Diverrà poi
nota, sulle pagine del settimanale Famiglia Cristiana, la
sua rubrica "Il padre risponde".
Per il suo libro
Gesù Maestro, Via, Verità e Vita, del 1949, ottenne la
prefazione di don Alberione. Nello stesso anno, su
indicazione del Fondatore, scrisse il singolare
opuscolo: Preghiamo per i nostri fratelli
comunisti.
Chi vorrà redigere una nuova biografia del beato
Timoteo Giaccardo, non potrà prescindere da quanto su di lui
scrisse don Lamera.
8. Concludo
questa mia sintesi ribadendo che don Stefano è stato,
per la Famiglia Paolina, un bravissimo
postulatore. Tutte le "cause" di paolini e paoline,
finora introdotte, furono da lui portate avanti con
entusiasmo e tenacia, giacché, come egli stesso
affermava, «noi non glorificheremo mai Gesù Maestro con
gli scritti soltanto. La gloria del Divin Maestro sono i
santi che vivono di lui, con lui, Divino Maestro, Via,
Verità e Vita».
In questo contesto, è giusto
ricordare anche la causa di suor Clementina Anuarite Nengapeta,
la martire congolese, oggi beata grazie
all'interessamento della Società San Paolo presente in
Kinshasa e all'intervento di don Lamera, con la
collaborazione determinante di don Rosario Esposito.
Don JUAN MANUEL GALAVIZ

Appendice
Innamorato di Dio e degli
uomini
don Stefano Bacchitta, membro
dell'Istituto "Gesù Sacerdote"
Quando morì Giovanni
Paolo II, nell'onda dell'emozione, la folla gridò più
volte: "subito Santo".
Quando morì Don Stefano Lamera
il 1 giugno 1997, 1'emozione fu grandissima e profonda
in tutti; sacerdoti e laici, ma non ci spinse a
gridare niente: ci lasciò convinti che era morto un
santo e che presto si sarebbe parlato di lui.
Don Lamera
fu lo strumento nelle mani di Dio che decise la nostra vocazione
all'Istituto "Gesù Sacerdote". e all'Istituto "Santa
Famiglia"; fu il nostro padre spirituale, il nostro
confessore, la nostra guida e il nostro maestro: nessuno
mi ha parlato mai di Dio da innamorato, della Madonna da
devotissimo, di san Paolo e di san Giuseppe e dei santi
tutti come don Stefano.
Nessuno mi fece conoscere don
Alberione e la Famiglia Paolina come lui. Ha sempre dimostrato
grande venerazione, stima incondizionata e fiducia totale in
don Alberione e inculcava in noi questi
concetti.
La sua obbedienza e ammirazione per il
Fondatore, partiva sempre dalla fede, ma era intrisa di
amore sincero. Non spiegò mai l'opera di don Alberione
con intelligenza e genialità umane, ma sempre come grazia
di Dio e miracolo di Dio.
Nessuno ha interpretato con tanta fede
, venerazione e amore le Sacre Scritture. Mai nessuno
ebbe un approccio tanto felice, devoto e convincente
alle Sacre Scritture: studiate, meditate, pregate ed
amate intensamente.
Don Stefano Lamera, da uomo di
Dio e innamorato di Dio aveva imparato proprio dalle
Sacre Scritture a pensare come pensa Dio; vedeva tutto,
uomini, cose, avvenimenti con gli occhi di Dio; con sofferenza per
l'incredulità e l'indifferenza dell'uomo e con ansia
apostolica per il ritorno al Signore dell'umanità
e di ogni singola persona.
Da Don Stefano ho
imparato a guardare alle persone con gli occhi stessi di
Gesù: portare Dio alla gente e portare la gente a Dio.
Che tutti si salvino e che tutti trovino in Dio la loro
sicurezza e la loro salvezza, senza Dio saremo solo tristi e
disperati.
Quando parlava di Dio e, in particolare di Gesù si
esaltava e si estasiava. Soprattutto traduceva ed
interpretava da vero maestro l'infinita misericordia di
Dio: ci accoglieva con commozione quando ci
inginocchiavamo per la confessione e ci abbracciava
felice, perché dimostravamo di credere al perdono e alla
misericordia del Signore.
Sapeva infondere fiducia sicura nella
divina paternità e nell'infinita tenerezza del suo
amore.
Sempre, sempre ci presentava Maria come
tenerissima Madre di Dio e nostra Madre.
Nessuno
aveva le idee chiare come don Stefano circa l'identità
degli Istituti Secolari Aggregati: mostrava di
interpretare con fedeltà l'idea fondante e l'insegnamento di don
Alberione quando ci parlava della ricchezza di grazia della
Famiglia Paolina che, attraverso la comunione dei santi,
si espandeva e si distribuiva a ogni singolo
membro.
Don Stefano considerava noi membri
dell'Istituto e i membri della "Santa Famiglia". come
autentici paolini, alla pari della Società San Paolo e delle Figlie
di San Paolo, ecc.; e affermava sempre con forza che
partecipavamo della grazia dei carismi e della santità
della Famiglia Paolina.
Quando qualche sacerdote
rivendicava come diritto di tutti i sacerdoti
dell'Istituto, di diventare delegato e superiore
responsabile dell'Istituto stesso, don Lamera si irrigidiva;
con forza straordinaria e con autorità affermava che
l'Istituto trovava la sua forza nell'aggregazione alla
Società San Paolo; sopportò che qualche sacerdote se ne
andasse sbattendo la porta, piuttosto che cedere in
questi valori.
Non trasmetteva solo l'idea di don
Alberione, ma incarnava e comunicava con
ispirazione personale questa meravigliosa ricchezza di grazia e
l'ammirabile scambio di benefici spirituali nell'ambito della
Famiglia Paolina.
Non si trattava di motivazioni
umane, più o meno opportunistiche, ma di motivi profondi
di fede e di fiducia nella linfa vitale della Grazia.
Questo scambio di grazia così prodigioso e vivo nella
Famiglia Paolina, in don Lamera era una realtà costante
ed evidente nella preghiera, in particolare nella
celebrazione della Messa e nella predicazione:
Don Lamera ci ha
dato sempre la certezza di essere prosecutore naturale
dell'ispirazione di don Alberione. Forse si tratta di un
modo di vedere personale, ma credo fermamente che
dall'Ostia consacrata, in quella divina notte di
passaggio da un secolo all'altro, sia scaturita una
particolare folgorazione dello spirito che apre alla
Verità tutta intera: della santità, della vocazione speciale e della
visione teologica. Sin dal primo momento, forse in modo
inconsapevole, c'eravamo anche noi nell'anima di don
Alberione perché non possiamo pensare che la
folgorazione da parte dello Spirito di Dio sia solo
parziale e limitata a un'idea germinale indefinita, ma è
certezza totale; solo che, per i nostri poveri mezzi
umani si esprimerà in modo graduale e progressivo; lo stile di
Dio è comunque questo: invade tutta la persona e comunica la
verità tutta intera, che poi si dipanerà poco per
volta.
Don Stefano Lamera, docile alla grazia di
Dio e fedele interprete dell'ispirazione del beato
Giacomo Alberione, ha incarnato e trasmesso con fedeltà
perseverante il messaggio di don Alberione, fino al
punto di renderlo comprensibile alle persone più semplici,
umili e ignoranti.
Don Stefano Lamera aveva davvero imparato
dalle Sacre Scritture a pensare come pensa Dio: emanava da
lui una luce particolare, discreta e non umiliante per
nessuno, ma sicura e incoraggiante.
Ti guardava con
intensità, si interessava a te; e tuttavia il suo
sguardo sembrava rapito in Dio. Credo che, come tutti i
santi, vedesse Gesù in chiunque incontrava: la fede al più
alto grado. La grazia di Dio in don Lamera non fu vana; per grazia
poteva superare le atroci sofferenze del suo corpo
martoriato e i dolori lancinanti della osteoporosi, che
avanzava inesorabile. Mai tuttavia un lamento e mai un
accenno fugace ai suoi dolori: sorrideva sempre,
dimentico di se stesso, perché amava il Signore e amava
i fratelli.
Come per il beato Alberione il miracolo più
grande è la stessa Famiglia Paolina, anche per don Stefano Lamera
ha del prodigioso il numero di sacerdoti, di vescovi e
di cardinali che ha avvicinato, confortato e
incoraggiato.
È anche un prodigio la fioritura così
rapida dei due Istituti, che. sono segni dei tempi
legati alla santità del beato Giacomo Alberione e a quella di don
Stefano Lamera.
don Stefano Bacchitta
Dal libro: Don Stefano Lamera e
il suo apostolato per i sacerdoti e per le famiglie -
Atti del Convegno |

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